martedì 11 novembre 2008

NAUTICA ... CRISI O ?

Non credo sia necessario spendere troppe parole per sottolineare come a molti, anzi a moltissimi piaccia il mare. Il mare da vivere nella sua naturale bellezza, il mare come vacanza, il mare come sport. Si può anche amare la montagna, ma lo sguardo perso nell'orizzonte di un mare al tramonto prima o poi tutti, almeno una volta nella vita l'hanno avuto. Credo che poche persone siano riuscite a resitere ad una bonaria invidia verso quei fortunati a bordo di barche o gommoni. Un desiderio legittimo, magari solo per potersi allontanare da spiagge affollate o per cambiare punto di vista.

Prendiamo spunto da altri paesi europei. In Olanda si vive in barca anche in città, i canali di Amsterdam ospitano decine e decine di imbarcazioni adibite a case. Si è vero quelle non si muovono, ma sono molti gli olandesi che posseggono piccole e medie imbarcazioni che invece si muovono percorrendo chilometri di canali da città a città e raggiungendo anche il mare. Navigare è un patrimonio storico, una cultura che gli olandesi hanno ormai da sempre nel sangue.

Prendiamo i francesi, la Francia possiede migliaia di chilometri di coste, ricche e con caratteristiche molto differenti. Anche i francesi sono un popolo di antiche tradizioni marinare e sono veramente tante le persone e le famiglie che posseggono piccole imbarcazioni, magari anche attempatelle, che usano senza problemi in ogni periodo dell'anno. Non è un caso infatti che la stragrande maggioranza dei cantieri per la nautica da diporto si trovino proprio in Francia, come non è un caso che tutta l'Europa da sud a nord sia disseminata di grandi e piccoli cantieri nautici. A questa regola fa e non fa per certi versi eccezione l'Italia. Proprio il nostro paese infatti è collocato al centro del mediterraneo, vanta un passato marinaresco e una collocazione geografica strategica sia per le comunicazioni, che per il turismo. Nonostante ciò l'Italia ha una tipologia di sviluppo del settore nautico decisamente anomala rispetto al resto d'Europa. Se in paesi coma la Francia, per dirne uno vicino a noi, la nautica da diporto gode di ottima salute a tutti i livelli di tasche, in Italia la salute è buona solo fino a quando il portafoglio regge. Sono veramente tanti i cantieri nautici Italiani e pure di fama mondiale, ma producono imbarcazioni che per la stragrande maggioranza sono irraggiungibili per le tasce di molti. Non parliamo poi delle marine, ovunque un posto barca raggiunge dei prezzi degni di un appartamento da cento metri quadri, e anche affittandolo tutto l'anno il discorso non cambia di molto. Ovvio che se si deve scegliere tra acquistare una barca o un appartamenrto, data la deperibilità di una imbarcazione e le spese accessorie come il posto barca, l'assicurazione, l'antivegetativa e la manutenzione, la scelta va probabilmente a cadere sulla casa, in quanto la casa è comunque un investimento, la barca c'è chi dice che è come un auto, invecchia, deperisce e non vale più nulla.
Casa e barca in realtà appartengono a due mondi molto distanti fra loro. Se parliamo di barche a vela e non di barche a motore o di motoscafi da competizione, le barche non sono assolutamente paragonabili ad un'auto o ancor meno ad un camper. Il principale motivo è che una barca è un'opera di ingegneria che perdura nel tempo. Una barca ha una navigabilità unica, è personalizzabile, migliorabile, e anche quando il tempo passa, basta poco per ridarle giovinezza, eleganza e funzionalità. Direi che una barca non invecchia ma evolve, semmai si antichizza diventando d'epoca. Ogni barca ha caratteristiche differenti, e buone o cattive che siano, quando una barca affronta il mare deve essere il comandante a saper tirar fuori il meglio della sua imbarcazione.
In Italia c'è sicuramente il culto del "made in Italy", un culto che ci ha portato ad apprezzare maggiormente il design italiano degli oggetti, quindi l'estetica, più l'apparenza e meno il fine ultimo delle cose. Una barca permettere di vivere una vita qualitativamente migliore, permette di disperdere nelle distese del mare che la circonda le ansie quotidiane salvandoci dal lettino dell'analista, permette di imparare a vivere dell'essenziale scoprendo i propri limiti, perché allora trasformare la nautica in un gioco per pochi. Il mare è di tutti, se le politiche per uno sviluppo nautico prendessero in considerazione una riduzione dei costi di gestione e dei prezzi delle imbarcazioni di media-piccola categoria, ci sarebbe probabilmente un stimolo all'acquisto che premierebbe il settore. L'applicazione di costi elevati non stimola la crescita del settore. Se da una parte l'introduzione del leasing italiano ha invitato il settore della nautica da diporto a crescere, l'incremento dei costi di gestione lo deprime, specialmente in un momento in cui la crisi economica inizia a far sentire il suo peso. Basta fare una passeggiata in un porto e contare le barche in vendita per capire che la nautica italiana sta agonizzando. Se imparassimo a vivere e a far vivere il mare con normalità e semplicità e non come un lusso solo per ricchi, la riduzione delle spese di gestione porterebbe sicuramente ad un incremento della richiesta di posti barca e l'Italia tornerebbe ad essere ancora una patria di naviganti veri.

sabato 1 novembre 2008

MUORE JACQUES PICCARD: ULTIMO GRANDE ESPLORATORE



E' morto ieri in Svizzera, all'età di 86 anni, Jacques Piccard, uno degli ultimi grandi esploratori del XX secolo.

Nato il 28 luglio del 1922 a Bruxelles, Jacques Piccard ha proseguito l'opera di suo padre, il fisico Auguste Piccard, inventore del pallone stratosferico e del batiscafo.

Jacques divenne famoso quando, a bordo del batiscafo Trieste, conquistò il punto più profondo mai raggiunto dall'uomo nelle profondità oceaniche, toccando il fondo della Fossa delle Marianne a 10.916 metri di profondità. All'immersione effettuata il 26 gennaio 1960 parteciparono Piccard e il tenente della Marina statunitense Donald Walsh, i quali raggiunsero la depressione del Challenger Deep.

I Piccard possono essere non a torto definiti una famiglia di fenomeni: qui [link] vediamo il padre di Jacques, Auguste Piccard, in una celebre immagine alla conferenza di Solvay sulla meccanica quantistica (1927). Auguste è il primo in piedi a sinistra.

Attualmente il figlio di Jacques, Bertrand Piccard, che ha ereditato la passione del padre per le esplorazioni, ha fondato una società con cui intende compiere il giro del mondo a bordo di un aereo alimentato a sola energia solare: www.solarimpulse.com.

Pubblicato da: Claudio Pasqua

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